venerdì 17 dicembre 2010

Racconto di Natale

Cade lentamente la neve, copre tutto quello che mi circonda, manca una settimana al Natale, e c’è questa luce chiara, i lampioni sembrano un fioco lume, sembrano quelle luminarie del XIX secolo, la neve fa volare la mia immaginazione, mi trovo ad essere nel vicolo di una città ottocentesca, ci sono le ghirlande fuori dai grossi portoni in legno, e dai doppi vetri passa la luce del camino e delle candele che illuminano la fredda sera; si intravedono le calze dei piccoli appesi alle pareti: aspettano che Babbo Natale le riempia di doni, si avvicina un gruppetto di amici infagottati nei loro cappotti pesanti con in testa dei grossi calbacchi, parlano fitto tra di loro, ci sono delle pause e qualche risata, parlano di regali o forse di qualche amico assente, li vedo entrare in quel pub all’angolo, quando aprono la porta ne esce un gran frastuono di boccali di birra che si frantumano al millesimo brindisi, urla di uomini che giocano a carte in compagnia di ragazzine poco raccomandabili, mi avvicino, spio da una finestra, ma i vetri sono appannati: si riesce solo ad intravedere che li affianco al pianoforte strimpellato da artisti di dubbia provenienza c’è un piccolo abete addobbato con delle palline di coloro rosso vermiglio, e la punta è dorata, da qui, forse per colpa delle luci soffuse, o per lo stordimento causato dal forte odore di sigari e rhum sembra proprio una stella cometa. Mi faccio coraggio ed entro, mi si presenta una donna sulla quarantina con un ampia scollatura ed uno scialle pensante sulle spalle, mi offre un boccale di birra ed esclama: “bevi alla salute di Oliver, il vecchio ha deciso di prosciugare le botti questa notte”. Non è difficile capire chi è il mio benefattore, è li con un piede su di uno sgabello e l’altro posato sul bancone del suo bar che armeggia con un martello ed uno scalpello in legno cercando di aprire l’ennesima botte, c’è aria di festa, un sacco di addobbi alle pareti, grandi rami di pino riempi di fiocchi rossi, questa ragazze che si vendono per poco sono così brave a farti sentire a casa, forse è più Natale qui che in quei casermoni le cui pareti son diventate nere a furia di respirare il fumo della ciminiera. Mi scolo la mia birra seduto in un angolo guardando il pianista che si sgola impegnato in un improbabile quanto stonata serenata natalizia: un modo come tanti per accaparrarsi il prossimo boccale offerto da Oliver che ne frattempo è riuscito nella sua impresa e spossato se ne sta steso a carponi al di qua le bancone con la faccia dentro la sputacchiera. Dalla cucina esce una corpulenta signora tutta rossa in viso che porta un vassoio fumante di dolci e di mette sopra la coda del pianoforte maltrattato da chi ancora si impegna a cantare. Allora anche l’anziano più malfermo si alza e barcollando agguanta una fetta del morbido dolce; sembra fatto apposta per lui che è senza denti, si scambiano uno sguardo d’intesa lui e la grassa signora che gli dà un pacca amorevole sul fondoschiena tanto da farlo irrigidire. In quell’angolo buio imperturbati ed inferenti a tutto ci sono 4 signori vestiti molto elegantemente che discutono dei loro affari davanti ad un punch caldo, il Natale non sembra intenerire i loro cuori. Dritta al cuore invece va l’immagine di Oliver che si è alzato e con il viso ancora sporco se ne va barcollando per i tavoli portando pinte di birra. Entra qualche signora che urlando chiama e minaccia il marito, cala il silenzio per qualche istante, ma un fragoroso rutto di qualche ubriaco riporta l’atmosfera festante. Sono un po’ stordito cosi esco a prender una boccata d’aria; si sentono degli zoccoli poco distanti, ma forse è solo il rumore di un macchina.

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